Cari amici, prendo spunto da una recente passeggiata didattica che ho condotto pochi giorni fa in un incantevole luogo immerso nel verde, a poche centinaia di metri dalle mura di Lucca, per affrontare l‘eterna diatriba sull’opportunità di lasciare il cane libero o meno, quando siamo all’aperto.
Ebbene, ero con dieci quadrupedi portati al guinzaglio da altrettanti conduttori e, al termine della passeggiata, una cagnolina libera di taglia piccola si è avvicinata minacciosa e col pelo ritto ai cani legati, creando un grande subbuglio. Alcuni di questi hanno iniziato ad abbaiare, altri a tirare e, nonostante le mie indicazioni, la proprietaria, che non faceva parte del gruppo, si è rifiutata di legarla o di allontanarla, adducendo come spiegazione che il suo animale non era pericoloso.
Cosa c’è secondo voi che non va nella descrizione di questo quadretto?
Secondo l’attuale normativa (della quale parlerò più dettagliatamente in un prossimo articolo), un cane può essere lasciato libero, se si trova in un luogo extra urbano, a patto che non arrechi disagio o danno alla fauna del posto o ad altri cani o persone. Qualcuno si potrebbe chiedere allora quale disagio o danno poteva portare una cagnolina della taglia di un pinscher avvicinandosi agli altri cani, se per giunta non aveva intenzione di mordere.
Voglio fare qui delle considerazioni che vanno al di là dell’aspetto legislativo e soffermarmi sui risvolti psicologici, emotivi e relazionali. I nostri cani hanno bisogno di svagarsi scorrazzando liberi nella natura ed è un’ottima idea proporgli periodicamente questo tipo di esperienze. E’ bene però sapere alcune cose.
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Ma ora torniamo a noi!
Se un cane libero si avvicina ad un suo simile al guinzaglio, lo mette in difficoltà perché il secondo, essendo legato, non può comunicare liberamente attraverso le sue posture e, nemmeno, può scegliere la distanza a cui tenersi dall’altro né la gradualità con cui desidera avvicinarcisi, ammesso che lo desideri. E’ evidente che l’animale al guinzaglio si trova in una situazione di svantaggio e allora inizierà a tirare verso l’altro cane o nella direzione opposta, se ne avrà paura, mettendo a sua volta in difficoltà il proprietario che farà fatica a tenerlo. A questo punto, si entra in un circolo vizioso: il guinzaglio teso creerà maggiore stress al cane e al proprietario e aumenterà il rischio di conflitto tra cani.
Talvolta, ho assistito a delle scene veramente poco piacevoli, dove per la cattiva gestione di un animale da parte di un proprietario, l’altro è caduto rovinosamente a terra trascinato dal suo cane che tirava verso quello libero, che gli si era avvicinato troppo.
Può bastare questa spiegazione?
Aggiungo che quando incontriamo un quadrupede al guinzaglio, questo potrebbe trovarsi legato perché non va d’accordo con altri cani o perché, invece, è timoroso. A maggior ragione, in questi casi, l’avvicinamento del nostro animale libero ad un altro potrebbe mettere a rischio l’incolumità dei cani o, nel secondo caso, trasformare la passeggiata dell’insicuro malcapitato in un evento traumatico.
In conclusione, indipendentemente da quanto “aggressivo” o “pericoloso” possa essere il nostro cane, è segno di rispetto verso l’altro proprietario e indice di bon ton canino richiamarlo a noi quando incontriamo un cane che non è libero.
Questo presuppone che abbiamo addestrato il cane a un ottimo richiamo. Se, invece, il nostro quadrupede non ritorna subito al “Vieni!”, allora, nell’attesa di educarlo, possiamo usare una lunghina, come alternativa sicura al lasciarlo libero, così da poterlo gestire meglio.